venerdì 23 marzo 2012

L’INQUIETANTE EX DAZIO DEL NAVIGLIO (CronacaQui 20/3/2012)

Ne osservo il retro dai giardini di via Barsanti e mi tornano alla mente i due giovani antagonisti che nell’autunno 2009, precipitandosi giù dai ballatoi, mi inseguirono minacciosi fino alla piscina Argelati per obbligarmi a cancellare le fotografie del palazzo: «Siamo occupanti, mica poi te ne vai dai poliziotti a farci identificare?».
Non è pero per questo ricordo che l’antico dazio di Ripa di Porta Ticinese 83, sulla riva sinistra del Naviglio Grande, mi ha sempre suscitato timore: c’è una ragione più oscura che non afferro.
È un edificio a sé stante di proprietà del Demanio, isolato dalla schiera di case di ringhiera lungo l’alzaia. Ha un alto settore centrale con due ali dal tetto spiovente che sembrano le torri di un castello transilvanico, e i vecchi magazzini ai lati che abbracciano il cortile, nascosto da un muretto. Da anni, dopo la dichiarazione di inagibilità del Comune, è oggetto di una sequenza d’occupazioni di gruppi politici militanti e successivi sgomberi, un’altalena che non accenna a fermarsi per mancanza di idee sul recupero dello stabile. Adesso, dopo alcuni arresti, c’è soltanto qualche rom e una piccola comunità di punk. Si vedono camminare fra i balconi esterni dei quattro piani come fossero sentinelle. Se ti fermi a guardarli da lontano ti notano, sospettosi come i loro predecessori. Ognuno è impegnato a far qualcosa, ma tutte le azioni sembrano coordinate, obbedienti a un misterioso disegno generale.
Così arroccato e inavvicinabile, il palazzo pare un lontano pianeta dentro Milano, un microcosmo dove accadono fatti ignoti su cui è meglio non indagare.
In fondo certi ruderi abbondanati nelle città sono come i ricordi passati che vorremmo rimuovere dalla memoria: tornarci col pensiero fa star male. Ecco perché quando guardo l’ex dazio e cerco di capirci di più, sento un senso di paura che mi arresta.

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