martedì 28 febbraio 2012

ASSALTO ALLA TORRE…VELASCA (CronacaQui 24/1/2012)

Ci sono luoghi che fanno l’immaginario di una metropoli, eppure sembrano invalicabili ai più. Per chi identifica il suo carattere e la forma dei propri desideri con le geometrie e gli odori della città, trovare un divieto d’accesso a un vicolo privato o a un pittoresco cortile interno, è come dover rinunciare a un lato di sé stessi, o a una bella amicizia.
Voi, ad esempio, siete mai saliti sulla Torre Velasca?
A forza di vederla svettare sulla coltre nebbiosa e nelle scene di memorabili film come “Milano calibro 9”, mi è sorta la curiosità di esplorarla dentro e capire cosa si contempli da lassù.
Purtroppo, tra i 106 metri dell’edificio, si trovano soltanto abitazioni e studi professionali, niente che si possa raggiungere senza appuntamento inventando una banale scusa per eludere i sorveglianti in portineria.
Se però ci si finge viaggiatori in partenza verso isole remote, per noi l’ingresso al quindicesimo piano è spalancato: lì infatti c’è il Consolato delle Mauritius.
Io ho fatto così, chiedendo anche di passare dalle scale per avventurarmi nella pancia del gigante. Sono strette e spoglie, neanche pare di arrampicarsi in un famoso grattacielo. L’immenso vuoto tra le rampe è invisibile, coperto da pannelli anti-caduta, e ad ogni pianerottolo una telecamera a circuito chiuso mi scoraggia a fotografare. Comincio a sentirmi inghiottito da qualcosa.
Poi entro nel Consolato, e l’accogliente spirito del piccolo appartamento, il giallo e il verde della bandiera mauriziana e il bel sorriso di una volontaria della Croce Rossa in attesa, rimuovono la claustrofobia provata sulle scale.
Gli uffici sono vuoti, sento solo un’impiegata parlare di visti e permessi di soggiorno saltando tra l’inglese e il francesce. Ne approfitto e mi infilo in una stanza per guardare Milano da queste finestre: è bella. Scendo con l’ascensore e penso a uno scatto originale da portarmi via dalla Torre. Facile, la pulsantiera: è alta quanto me.

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